I colori e le stagioni si trasformano, il tempo corre e nulla resta com’era. Le tinture rosse delle vesti delle lucenti statue greche arrivano ai giorni nostri in toni chiari,
neutri, sfumature quasi indebolite dall’avanzare della vita.
«come donna e terra inesorabilmente legate ed eternamente complementari sono raccontate nel mito greco della Dea Demetra, così ho racchiuso nel mio concetto di stile tutta la spontaneità che scaturisce dall’incontro tra bellezza e natura in una perfetta e potente statua greca»
Il vivo rosso porpora si consuma ma è come se non fosse mai scomparso dall’anima scultorea che lo vestiva.
Il dramma del trascorrere inesorabile si dissolve in questa sublime combinazione di gradazioni che ritrae insieme ciò che era e ciò che rimane.
"Nella belletta i giunchi hanno l’odore
delle persiche mézze e delle rose
passe, del miele guasto e della morte.
Or tutta la palude è come un fiore
lutulento che il sol d’agosto cuoce,
con non so che dolcigna afa di morte.
Ammutisce la rana, se m’appresso.
Le bolle d’aria salgono in silenzio."
Nella Belletta di Gabriele D’Annunzio